Governo sotto stress

Metti una cena con Renzi

Al netto di quelli che sono i risultati del governo Letta (definirli scarsi sarebbe un eufemismo) e gli incidenti avvenuti (da Idem alla De Girolamo, troppi), c’è un problema politico a pesare come un macigno. Il premier non ha vinto le elezioni, come Prodi nel ‘96 o Berlusconi nel 2007. Enrico Letta è stato un presidente del consiglio scelto sulla base di un’intesa indiretta fra Pd e Pdl. Singolare variante fece si poi che, a pochi mesi da quell’intesa, il Pd votasse per la decadenza di Berlusconi dal Senato della Repubblica. Mossa davvero geniale, davanti alla quale, un geniale presidente del Consiglio, si precipitò a dire che il governo sarebbe stato "più forte perché più omogeneo", A parte che non si vede l’omogeneità fra il laico Pd e le varie Santagiovanna del nuovo centrodestra, dalla Binetti alla Roccella, non si capisce coma possa essere più forte la maggioranza priva di Berlusconi, vero sostenitore del governo del nipote del suo principale consigliere politico, Gianni Letta. Senza contare che Bersani non c’era più, che Epifani, non c’era più e che invece c’era Renzi. Il nuovo segretario del Pd di simpatie per il governo Letta non ne ha nessuna. Per cui con Berlusconi all’opposizione, era divenuto più forte Grillo, non il governo. Tanto che Renzi, ragazzo sveglio, anche per ridar fiato al povero Enrico, che è pur sempre esponente del suo partito, ha ricucito sul fronte delle riforme proprio con Berlusconi, togliendolo da un eventuale abbraccio con Grillo. che se mai si fosse compiuto, sarebbe stato fatale. A questo punto viene spontaneo chiedersi, ma se si vogliono continuare le larghe intese, non debbono forse essere Renzi e Berlusconi a portarle avanti, visto che hanno maggior forza politica di Letta e Alfano? Se Renzi fosse stato D’Alema, ci sarebbe già stata la crisi di governo, ma Renzi appunto non è D’Alema, è cauto come un serpente. Il segretario del Pd non sembra proprio interessato ad andare al governo senza un passaggio elettorale e pure rimane indifferente alle ipotesi di rimpasto. Napolitano ha tenuto una cena di due ore con lui per sondarne le intenzioni che pure dovrebbero esser chiare: non vuole il governo per se, non vuole il rimpasto, Renzi vuole il voto, riforma elettorale fatta o meno. Un’ipotesi che un Capo dello Stato non avalla mai volentieri, da qui l’impasse. La decisione il Pd la dovrebbe prendere giovedì, sapendo bene quanto questa sia rischiosa. Perché, se il governo continua a vivacchiare, il mito del cambiamento renziano si appanna rapidamente, rimpasto o non rimpasto. Se Renzi sostituisse semplicemente Letta, rischierebbe lui di fare un botto, ancora più grosso, con una maggioranza parlamentare incerta. Renzi vuole votare. Non osa dirlo apertamente per non dispiacere al Capo dello Stato e non apparire lui più grillino di Berlusconi. Come se ne esca da questa vicenda, ci verrebbe facile da dirlo, ma visto che dalle nostre fila già si urlò una volta contro Cassandra rediviva, meglio tacere.